By Alessandra Giuliani Laugier

Viviamo in un tempo in cui sembra che dobbiamo vergognarci di avere il cuore infranto. Sempre più spesso mi imbatto in video o articoli motivazionali, consigli di tuttologi o psicologi, che ci spiegano come prendere le distanze da un amore non corrisposto o un amore travagliato. Il che va bene se la pena amorosa si trasforma in ossessione, o malattia, o mette a rischio la dignità personale ed emotiva, in casi estremi l’incolumità personale, ma a volte ho come l’impressione che ci sia un rifiuto generale verso la vulnerabilità che soltanto i sentimenti sono capaci di generare nel nostro cuore; si inneggia all’empatia, alla sensibilità, negando però la possibilità di sentirci fragili di fronte all’amore.

Ho come l’impressione che si tenda a mandare il messaggio esasperato che chiunque ci ferisca sia un probabile narcisista quando invece, il concetto di evitare la sofferenza ad ogni costo, credo sia il messaggio più narcisista possibile, cercando di osannare la capacità al distacco e all’amor proprio a tutti i costi, senza necessariamente prevedere il passaggio della sofferenza prima e dell’accettazione poi.

Io sto con i cuori infranti, perché hanno una malinconica poesia che li accompagna, sto con i romantici che almeno una volta nella vita hanno vissuto la disperazione di un amore non corrisposto, o di un amore complicato, vissuto attraverso un percorso ad ostacoli, fatto di attese, speranze e abbandono. Sto con tutti quelli che senza vergogna si sono lasciati andare alla sofferenza amorosa permettendo che li penetrasse, li facesse a pezzi, senza vergogna. Sto con tutti quelli che dopo avere metabolizzato un rifiuto, o un abbandono, sono risorti con la consapevolezza di poter amare ancora e per sempre.

Del resto, spaziando tra letteratura, cinema e musica, molti grandi capolavori sono stati ispirati dai cuori infranti.

Potrei citare banalmente Dante, il suo amore non corrisposto per Beatrice non ha forse ispirato il poema didascalico-allegorico più maestoso presente in letteratura? Romeo e Giulietta, I Promessi sposi, Cime Tempestose, Anna Karenina, Le notti bianche, e quanti altri capolavori si potrebbero citare a richiamo di quel genere di amore che oggi, sempre più spesso, vediamo definire “tossico” in modo a volte del tutto gratuito. La verità è che siamo soltanto persone fatte di anima e sentimenti e su cui non potremo mai avere il controllo, possiamo decidere di possedere qualcosa ma mai di poter essere amati. L’amore finito male o mai iniziato ha ispirato da sempre la creatività di molti artisti, quasi come se nella disperazione si celi il segreto della creatività, nel cuore infranto si nasconde il vero ottimismo dell’illusione, perché mettere la parola fine è ammettere una fine, compresa la fine dell’ispirazione che la sofferenza amorosa regala.

Avere il cuore infranto insegna che l’amore non ha nulla a che fare con il controllo, che la nostra delusione finisce dove inizia la libertà di chi amiamo, ci insegna che siamo fatti per sopportare un rifiuto o un abbandono, ci insegna la speranza, il coraggio e la rassegnazione, è il messaggio che ci invita a scoprire i nostri limiti e i limiti dell’altro. Non trovo niente di disdicevole nei cuori infranti che sanno spezzarsi e ricucirsi da soli, perché soltanto chi ha consapevolezza del proprio cuore può sentirlo in frantumi, attraversare il dolore e lasciarsi ispirare da quella sorda sofferenza, al punto di trovarne un beneficio e capire che poi, una volta ricucito, nel corso dell’esistere resteranno solo graffi.

Così sono i cuori infranti, cartine geografiche segnate dall’illusione, dalla fantasia e dal coraggio, dal desiderio di donare e di ricevere il dono più grande che ci è stato concesso: l’amore.


Alessandra Giuliani L.

Autrice di “Dieci Volte l’amore” Lupi Editore e del thriller psicologico “Anime Occulte” Bertoni editore.
Blogger e creative writer.

5 risposte a “Esprimamentis / Cuori infranti”

  1. Condivido assolutamente le tue tesi, su un tema l’amore in cui non ci sono certezze. Ma molte delle tue frasi mi hanno colpito. l’unica cosa che vorrei sottolineare, che si può dedurre dalle considerazioni, è un legame paradossale dell’innamoramento con la sofferenza. Qunado si scopre una persona speciale e ci innamoriamo, siamo beati quando stiamo con lei, ma dannati ogni volta che siamo lontani. MI viene il dubbio che amare significa rinunciare al piacere personale …

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    1. In teoria l’ amore dovrebbe essere qualcosa di appagante ma poi, nei fatti e paradossalmente gli amori mai dimenticati restano sempre quelli incompiuti.

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