Di Marco Crestani

Nel vasto panorama culturale del XX secolo, tre aspetti apparentemente eterogenei – una canzone rock leggendaria, un romanzo esistenziale italiano e una filosofia (in apparenza) marziale – sembrano confluire in un’unica riflessione profonda sulla condizione umana. Stairway to Heaven dei Led ZeppelinIl deserto dei Tartari di Dino Buzzati e la filosofia ‘dell’acqua’ di Bruce Lee ci offrono una prospettiva sfaccettata su temi universali quali l’attesa, la ricerca di significato e l’adattamento al cambiamento.

Pubblicata nel 1971, ‘Stairway to Heaven’ è una delle canzoni più iconiche del rock. Con la sua costruzione musicale progressiva, che parte da un’atmosfera quieta per culminare in un’esplosione di energia, il brano rappresenta un viaggio verso l’ignoto. I Led Zeppelin, con Jimmy Page e Robert Plant come principali autori, costruiscono un crescendo sonoro che simboleggia la progressione spirituale e, più in generale, il percorso umano verso la comprensione.
I testi di ‘Stairway to Heaven’ sono volutamente aperti all’interpretazione, ricchi di immagini criptiche e simboli che suggeriscono un viaggio interiore. La ‘scalinata per il cielo’ può essere vista come un’allegoria della crescita personale, della ricerca di risposte che trascendono la dimensione materiale. Tuttavia, come ogni percorso spirituale, anche questa scalata è incerta: il cielo promesso potrebbe non essere quello che ci aspettiamo. La tensione tra desiderio e realtà, tra aspirazione e delusione, è centrale nel testo e nella struttura stessa della canzone, lasciando l’ascoltatore in bilico tra speranza e dubbio.

Parallelamente, ‘Il deserto dei Tartari’ di Dino Buzzati, pubblicato nel 1940, ci introduce in una realtà opposta: non una scalata attiva, ma un’attesa silenziosa e passiva. Il tenente Giovanni Drogo, protagonista del romanzo, trascorre la sua vita nella Fortezza Bastiani, al confine di un deserto inospitale, aspettando un nemico che potrebbe non arrivare mai. Drogo incarna la figura dell’uomo che spera, invano, che qualcosa di straordinario accada, che una svolta decisiva venga a dare senso alla sua esistenza.
Questo deserto diventa metafora di una vita in sospeso, in cui il tempo scivola via senza offrire grandi opportunità. La fortezza, con le sue rigide gerarchie e regole antiquate, rappresenta una prigione simbolica per Drogo, che si consuma nell’attesa di un evento che forse non avverrà mai. Buzzati, attraverso questa narrazione, ci parla della nostra condizione umana: spesso rimaniamo intrappolati nelle nostre aspettative, attendendo che un momento di gloria o una grande opportunità ci cambi la vita, senza renderci conto che nel frattempo la vita stessa sta scorrendo, inesorabile. L’immobilità, il continuo rinvio del presente per un futuro incerto, è ciò che condanna Drogo, rendendolo un personaggio tragico.

In contrasto con queste due visioni dell’esistenza – la scalata incerta e l’attesa immobile – emerge la filosofia di Bruce Lee, che sintetizza in modo cristallino il concetto di adattamento e flessibilità. Il celebre artista marziale e filosofo orientale, influenzato dal pensiero taoista e buddhista, esprime in modo emblematico il concetto di ‘essere come l’acqua’. L’acqua, nella sua capacità di fluire, di adattarsi a qualsiasi ostacolo e di prendere la forma del recipiente che la contiene, diventa una metafora potente della vita.
Bruce Lee affermava che, per vivere pienamente, non si deve restare bloccati né nell’attesa passiva, né nella ricerca ossessiva di una via perfetta. Il suo approccio ci esorta ad accettare il cambiamento continuo, a non opporre resistenza al flusso naturale degli eventi. Lee sottolinea che è proprio la nostra capacità di adattarci e fluttuare con le circostanze che ci permette di superare gli ostacoli, trovando armonia e equilibrio. Il movimento dell’acqua diventa una risposta all’impasse esistenziale sia di Drogo che dell’individuo che scala la ‘stairway’: non è importante raggiungere una vetta o un traguardo specifico, ma saper vivere il presente.

Se questi tre aspetti si osservano ‘da vicino’, emerge una riflessione comune sulla condizione umana: l’uomo è intrappolato tra la tensione verso l’alto e il rischio dell’immobilismo. ‘Stairway to Heaven’ parla di una ricerca spirituale che, pur puntando verso un traguardo sublime, potrebbe restare incompleta o incompresa. ‘Il deserto dei Tartari’ mostra la tragedia di un’esistenza consumata nell’attesa di un momento decisivo che non arriva mai. E Bruce Lee, con la sua filosofia dell’acqua, ci invita a non restare fermi, né a inseguire ossessivamente mete irraggiungibili, ma a fluire con la vita, accettando ciò che essa ci porta.

La soluzione sembra allora essere nel saper conciliare l’aspirazione e l’adattamento: mentre è giusto ambire a qualcosa di più grande (la “scalinata”), è altrettanto essenziale non lasciarsi consumare dall’attesa o dal rimpianto. La vita non è un cammino lineare verso una destinazione precisa, né un deserto in cui attendere passivamente il nostro destino. La vita è movimento, cambiamento, come l’acqua che fluisce senza mai fermarsi.
Dunque, per vivere in modo autentico si deve imparare a bilanciare tra loro ambizione e pazienzaricerca e accettazione. Solo in questo caso potremo sperare di trovare una sorta di equilibrio nella complessità di questo nostro viaggio terreno…

Una replica a “Trovare un equilibrio…”

  1. Sei riuscito a collegare un brano rock un grande film e il pensiero di Bruce Lee attraverso una cucitura fine.
    Complimenti 🌹🐈‍⬛

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