Siamo lieti di annunciare che Pina Bertoli pubblicherà ogni mercoledì su MasticadoresItalia. Il suo articoli ci aiuteranno a scoprire le ultime novità nel mondo della letteratura. Grazie Pina! —Simon James Terzo & j re crivello
Chi non conosce Willy Wonka e Matilda?
Roald Dahl è uno dei più amati autori novecenteschi; maestro indiscusso della letteratura per l’infanzia, ha saputo reinventare la fiaba dell’orrore, trasformandola in un’avventura esilarante e ricca di fantasia. Con una penna ironica e un occhio attento alle piccole crudeltà della vita, ha creato un mondo popolato da personaggi bizzarri e situazioni surreali, dove il brivido è sempre mitigato da una sana dose di risate.
Dahl nacque nel Galles da genitori norvegesi, nel 1916, ed ebbe una vita avventurosa: lavorò per la Shell in Africa, e allo scoppio della Seconda guerra mondiale si arruolò nella RAF, il corpo di aviazione britannico. Nella prima missione si schiantò al suolo. Il Saturday evening post, un importante giornale inglese, pubblicò un suo resoconto dell’incidente e da quel momento giornali inglesi e americani se lo contesero.
Si trasferì negli Stati Uniti dove scrisse racconti, romanzi e libri per ragazzi di grande successo internazionale. Adottò il punto di vista dei più giovani in storie percorse da una forte vena di humour nero, spesso animate da scenari macabri e grotteschi: Gli Sporcelli (The Twits, 1980), La fabbrica di cioccolato (Charlie and the Chocolate Factory, 1964), il suo seguito Il grande ascensore di cristallo (Charlie and the Great Glass Elevator, 1973), Il GGG (The BFG, 1982), il grande gigante gentile. Nel 1988 scrisse il romanzo Matilda. Per gli adulti scrisse raccolte di racconti dallo spiazzante finale a sorpresa.
Le sue opere hanno ispirato numerosi adattamenti cinematografici, tra cui l’indimenticabile trasposizione di Tim Burton de La fabbrica di cioccolato, divenuto un cult; non è da meno Matilde 6 mitica di Danny De Vito.

Nel 1953 Dahl sposò una celebre attrice, Patricia Neal, con la quale ebbe cinque figli: Olivia, Tessa, Theo, Ophelia e Lucy. La loro vita fu colpita da tremende disgrazie: un’auto investì la carrozzina con Theo neonato che subì una grave frattura cranica, Olivia morì di morbillo e infine Patricia ebbe un’emorragia cerebrale e finì sulla sedia a rotelle. Dahl non si dette per vinto: inventò una valvola per liberare il cervello di suo figlio dall’acqua che vi si formava da quando aveva avuto l’incidente (una valvola usata ancora oggi per i bambini colpiti da idrocefalo, che prende il suo nome, la valvola Dahl), e portò la famiglia nel Galles, suo paese d’origine, perché riteneva che in un piccolo centro si potesse meglio curare sua moglie. Inventò un metodo di recupero straordinario, mobilitando i vicini nell’assistenza, e in capo a un anno Patricia tornò a recitare Shakespeare in teatro. Sulla storia di questa guarigione è stato girato un film, con Dirk Bogarde e Glenda Jackson, La storia di Patricia Neal (1981).

Dove si dedicava alla scrittura? Lo faceva in una casupola di mattoni in fondo al giardino della residenza di Great Missenden, nel Buckinghamshire. Quando decise di costruire il suo capanno si recò nel Carmatthenshire nel 1950, per osservare il rifugio dove il poeta Dylan Thomas – che lui amava moltissimo -aveva composto molte sue opere.
Il capanno fu costruito dal suo amico Wally Saunders (che ispirò il grande gigante gentile), replicando in tutto quello del poeta; nel 2012 fu trasferito tutto (ogni suo componente) nel Roald Dhal Museum and Story Centre.

Al suo interno si trovava la poltrona Parker Knoll su cui Dahl si sedeva per scrivere, utilizzando come piano una tavola di legno ricoperta di panno verde appoggiata sui braccioli. Il suo rifugio – riscaldato da una stufa -assomigliava ad una cabina di pilotaggio, in cui erano sparpagliati molti oggetti, ricordi della sua vita di aviatore, foto e modellini di aerei. C’erano soprattutto tante foto di famiglia, della moglie, dei figli, dei nipoti, e cimeli della sua infanzia. Dahl era particolarmente affezionato alle foto che ritraevano Olivia, morta a sette anni per una encefalite da morbillo. Di fronte alla sua poltrona teneva un ritratto della bambina eseguito a pastello, e alle sue spalle un pannello con svariate foto che la ritraevano sorridente.
Dahl vi faceva ingresso ogni mattina, tenendosi accanto un barattolo contenente sei matite con cui scriveva su blocchi di carta gialla; non poteva mancare anche un bel thermos di caffè. L’ingresso al capanno era vietato a tutti, era il suo rifugio creativo dove tornava ad essere bambino per scrivere le più belle storie per i bambini.

Author: ilmestieredileggereblog





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