La vita in più di Marta S. è il quinto romanzo che la scrittrice Paola Musa dedica ai sette vizi capitali: questo ha come tema la lussuria. Si tratta di un romanzo molto articolato, le cui vicende si svolgono su diversi piani temporali e coinvolgono molti personaggi, alcuni storici, altri di fantasia. Ma andiamo con ordine.

Marta Scacchi è un’ingegnera informatica e lavora per l’industria del sesso: sviluppa programmi e app per il sesso virtuale e la realtà aumentata. Conosce bene tutto quanto riguarda eros, lussuria, passione e seduzione, sa con quali accorgimenti si può stimolare il desiderio e raggiungere il piacere: lei, però, da parte sua se ne tira fuori. È vergine e ritiene che tenersi alla larga dal sesso praticato sia l’unica possibilità, per quanto la riguarda, di mantenere il controllo sulla sua vita. Marta non l’ha mai detto a nessuno, ma è convinta di aver vissuto parecchie vite: di essere stata Diotima, una cortigiana nella Versailles di Luigi XVI; Eufronia, monaca vissuta nel XII secolo e allieva della celebre Eloisa, legata da ambiguo amore ad Abelardo; Gretel, vissuta a Fulda nel Seicento, all’epoca della caccia alle streghe; pensa di aver vestito anche i panni di un uomo, Matteo Bonaveri, allievo del pittore Giulio Romano, in pieno Rinascimento. Nei panni di tutti questi personaggi, Marta ha vissuto vite dominate e stravolte dal sesso: praticato per piacere o per interesse, cercato o subito, sublimato o imbestialito. Le immagini delle sue vite precedenti le compaiono davanti in seguito a svenimenti che spesso la colgono e la turbano: per questo ha deciso, nella sua attuale incarnazione, di astenersi da ogni pratica sessuale. Ma in seguito a un incidente nel quale viene coinvolta incontra un gentile infermiere, Virgilio, che con la sua presenza garbata e le sue domande inespresse provoca in lei un grande cambiamento.

Come finirà la parabola di Marta? E cosa vuol dirci Paola Musa, in questo libro sorprendente, ricco di colpi di scena ma anche di acute riflessioni, riguardo a noi, ai sentimenti che proviamo o crediamo di provare, alle passioni cui siamo soggetti, alle pulsioni che crediamo di poter dominare e cha a loro volta ci dominano? E chi sono i fantasmi che ci appaiono, vite che abbiamo già vissuto o solo proiezioni della nostra fantasia?

«Forse, tutti, ci accucciamo ogni tanto, senza rendercene conto, nelle vite di altri credendole nostre. O forse ogni persona contiene le storie di tutte le altre, anche se non sempre le percepisce. Magari i fantasmi di altre vite ci attraversano, senza che noi ne sappiamo niente.»

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