So che più avanti ripeterò cose che ho già raccontato. Questo libro sulla memoria nasce così. Si recuperano delle storie. Alcune portano ad altre. Le storie vanno e vengono con nuovi dettagli e riferimenti. Rileggo la rilettura della vita della mia famiglia. Riscrivo ciò che ho già scritto.Pag. 32

Sono ancora qui, di Marcelo Rubens Paiva, La Nuova Frontiera 2024, traduzione dal portoghese (Brasile) di Marta Silvetti, pp.

Sono ancora quiè il romanzo-memoir di Marcelo Rubens Paiva, figlio minore di Rubens Beyrodt Paiva (26 dicembre 1929 – 21 gennaio 1971), ingegnere, politico laburista e desaparecido durante la dittatura militare brasiliana ed Eunice Facciolla Paiva, madre di Marcelo e di quattro figlie, moglie di Rubens Beyrodt e poi avvocata e paladina instancabile della verità sui crimini della dittatura.

Sono ancora qui è stato pubblicato in lingua originale nel 2015, arriva in traduzione italiana, a cura di Marta Silvetti per merito di La Nuova Frontiera. Dal libro è stato tratto l’omonimo film diretto da Walter Salles, tre candidature agli Oscar, premiato alla Mostra di Venezia per la migliore sceneggiatura, 2 candidature e vinto un premio ai Golden Globes, 1 candidatura a BAFTA, a National Board, 1 candidatura a Critics Choice Award, molto apprezzato anche dal pubblico.

La memoria è una magia sconosciuta. Un trucco della vita. I ricordi non si accumulano gli uni sugli altri, ma gli uni accanto agli altri. Un ricordo recente non viene recuperato prima del millesimo. Si mescolano.Pag. 16

Nelle prime pagine del libro siamo nel 2008 quando l’autore e voce narrante racconta sua madre partendo dal presente, quando l’Alzheimer sta minando la sua memoria e i figli devono prendersi cura di lei, anche dal punto di vista legale.
Marcelo riflette a lungo sul concetto di memoria, su quali sono i meccanismi che la governano e su quali leve noi esseri umani possiamo manovrare per tenere testa alla malattia. Un modo, il suo, per difendere sia la memoria privata, familiare, che quella collettiva, di un intero Paese rispetto ad una delle sue pagine più buie.

L’intensità di un ricordo è direttamente proporzionale alla sua età. Quelli appena acquisiti spariscono prima di quelli che abbiamo rievocato spesso durante la vita. Gli ultimi se ne vanno per primi.Pag.31

Eunice Paiva incarna la forza e la resilienza di fronte alle avversità; è un esempio di coraggio e determinazione. Ha trasformato la sua tragedia personale in una lotta per la giustizia e i diritti umani, diventando un simbolo di speranza per molte persone. Eunice, madre di cinque figli, moglie di un deputato laburista, donna di saldi principi democratici e progressisti, ha subito un colpo durissimo quando, in un giorno che non avrebbe mai potuto prevedere, suo marito Rubens Beyrodt è stato brutalmente strappato alla sua vita: arrestato, torturato, ucciso dal regime e fatto sparire. Lei stessa e sua figlia maggiore arrestate, interrogate, poi per fortuna rilasciate.

Da quel momento, sospesa tra incredulità e speranza, Eunice ha intrapreso un percorso che nessuno potrebbe mai immaginare. Si è fatta carico dei suoi cinque figli, ha studiato con determinazione per laurearsi in giurisprudenza, diventando infine un’avvocata. Ha continuato ostinatamente la sua vita, ha coltivato la memoria di una perdita che le aveva prosciugato ogni risorsa, sia affettiva che economica. La sua professione l’ha vista schierarsi dalla parte di personaggi famosi, come Gilberto Gil e Sting, ma anche al fianco di cittadini sconosciuti, offrendo il suo supporto legale a chiunque ne avesse bisogno, comprese istituzioni di rilievo come il governo, la Banca Mondiale e l’ONU.

Come ricorda il figlio Marcelo infatti, la madre ha dovuto inventare anche una sopravvivenza materiale, in assenza della possibilità di accedere a risorse economiche che le erano precluse in quanto donna ufficialmente non vedova di un marito ufficialmente non morto. La sua lotta più importante è stata quella per la verità e la giustizia riguardo alla morte di suo marito. Per quarant’anni, Eunice non si è arresa, chiedendo che venisse fatta luce sull’omicidio di Rubens Beyrodt e che i responsabili fossero portati davanti alla giustizia. Rubens Beyrodt è stato dichiarato vittima del regime quarant’anni dopo il giorno del suo omicidio, grazie all’ostinazione di Eunice.

Il memoir ripercorre la storia della famiglia a partire dai nonni materni e paterni, dagli zii, i tanti cugini, gli amici che frequentavano la loro casa, punto di riferimento non solo politico ma anche intellettuale, in un clima di armonia e convivialità. Una vita che viene bruscamente interrotta quando la dittatura militare, conosciuta anche come Regime dei Gorilla, si impossessa del Paese tenendolo sotto il suo brutale giogo dal 1º aprile 1964 al 15 marzo 1985. Facendo sparire nel nulla centinaia di persone, e uccidendo – si stima – circa ottomila indios.
I militari godettero dell’appoggio di ampi settori del mondo imprenditoriale e finanziario, della Chiesa, dei Media e della società civile, compatti a difesa dei valori tradizionali delle famiglia, della libertà e della proprietà privata, contro il progetto riformatore del presidente Goulart, nel nome del conservatorismo e dell’anticomunismo, nonché del gigante nord americano, deciso a tenere il comunismo lontano dal suo continente.

Marcelo era solo un ragazzino di undici anni quando suo padre fu arrestato. Per anni, ha portato dentro di sé l’idea che il padre fosse un sovversivo, un terrorista. Crescendo, anche grazie alle battaglie legali intraprese prima e alla malattia della madre poi, ha scoperto la verità: suo padre era vittima di un regime brutale, un regime che ha lasciato ferite profonde in chi lo ha subito.

Un momento cruciale nella sua ricerca della verità è stato durante gli anni dell’università. La sua tesi di laurea sulla lotta armata è stata un modo per scavare nel passato, per capire chi fosse veramente suo padre, etichettato come terrorista durante la sua gioventù. Un’etichetta che ha macchiato la sua famiglia, portandola a essere emarginata e evitata da tutto il Brasile.

Un altro passo fondamentale è arrivato nel 1996, con il certificato di morte di Rubens Beyrodt Paiva. Un documento che, con parole forti e toccanti, sancisce una verità agghiacciante: “uno degli uomini più allegri e gioviali che Callado abbia mai conosciuto moriva per decreto grazie alla Legge degli Scomparsi, venticinque anni dopo essere morto per tortura”.

Da quel momento, il puzzle della vita di suo padre si è completato. Il terrorista si è trasformato in un idealista, un uomo tornato dall’esilio per costruire un Brasile migliore, ma poi ucciso brutalmente dai militari. Una verità dolorosa, ma necessaria per restituire dignità a un uomo ingiustamente accusato e per onorarne la memoria.

È lei, Eunice, la figura centrale di questa storia: fin dal giorno in cui suo marito Rubens è scomparso, Eunice non ha cercato pietà o compassione, ma piuttosto giustizia. Ha trasformato il suo dolore personale in una battaglia politica, in una lotta per i diritti umani e per la verità.

Nelle pagine del libro scritto da suo figlio Marcelo Paiva, si rivela la tempra, la forza d’animo e l’intelligenza di questa donna straordinaria. Eunice ha dedicato anni della sua vita a preservare la memoria di un dolore profondo, sia personale che collettivo, affinché non venisse dimenticato. Tuttavia, il tempo e la malattia dell’Alzheimer hanno iniziato a offuscare i suoi ricordi, minacciando di cancellare per sempre la sua storia e la sua lotta.

Il racconto di Marcelo Paiva inizia proprio con la malattia di sua madre, quasi a voler prendere in consegna quella memoria che sta svanendo. Il figlio si fa custode dei ricordi di Eunice, consapevole che il tempo sta per cancellarli.
Il libro di Marcelo Paiva diventa così una testimonianza d’amore filiale, un atto di gratitudine verso una madre coraggiosa e una donna eccezionale. È un omaggio alla sua forza d’animo, al suo impegno civile e alla sua instancabile lotta per la giustizia. Ma è anche un monito, un invito a non dimenticare, a preservare la memoria di chi ha combattuto per i diritti umani e per un mondo più giusto. Di fronte all’impotenza dei tribunali, la scrittura si fa carico di una responsabilità cruciale: quella di ristabilire una verità storica e umana. Per Marcelo Rubens Paiva, raccontare la storia dei suoi genitori e del Brasile di quegli anni significa farsi portavoce di chi non ha più voce, restituendo dignità a chi ha combattuto per i propri valori e ideali.

Il passato si conserva da solo. Ci segue per tutta la vita. Il nostro cervello è progettato per immagazzinare il passato e riportarlo alla luce quando ne abbiamo bisogno per chiarire una situazione presente. Se non fosse per questo trucco del cervello, crederemmo che il passato sia ancora presente. Impazziremmo. C’è una valvola che registra l’anno in cui le cose sono successe. Una valvola che, quando sogniamo, rimane aperta.Pag. 242

Qui potete leggere l’incipit del romanzo. La bellissima copertina, ispirata all’arte del decollage, è opera di Giuseppe Conti.

Marcelo Rubens Paiva è scrittore, drammaturgo e sceneggiatore.
Nato a San Paolo il 1º maggio 1959, traslocò con la famiglia a Rio de Janeiro nel 1966, dopo che il padre, deputato del Partito Laburista Brasiliano, fu esiliato dal colpo di stato del 1964. Nel 1970 subì un primo trauma, la tortura e sparizione del padre. Tornato a San Paolo nel 1974, si iscrisse alla Università Statale di Campinas, frequentando i corsi di ingegneria agricola.

A vent’anni, soffrì il secondo trauma della sua vita: per una caduta in un lago, si fratturò la quinta vertebra cervicale, rimanendo tetraplegico. Dopo anni di fisioterapia, ha ripreso l’uso delle mani e delle braccia, raccontando la sua dolorosa esperienza nel suo primo romanzo Feliz ano velho, del 1981, Felice anno vecchio (Feltrinelli, 1988), tradotto in molte lingue; negli anni a seguire divenne in Brasile un libro nazionale, vincendo vari premi letterari.

Si è laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di San Paolo e in Teoria Letteraria all’Università Statale di Campinas. È del 1986 il suo secondo romanzo: Blecaute. Dal 1989 ha cominciato a scrivere testi teatrali e dal 2009  ha cominciato a dirigere le sue stesse opere.

I suoi testi affrontano temi di grande rilevanza sociale e personale, rendendolo una figura di spicco della scena letteraria brasiliana contemporanea. Ha ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui il prestigioso Premio dell’Academia Brasileira de Letras per il copione di Malu de bicicleta, tre volte il Premio Jabuti per la letteratura e il Premio Shell di teatro per l’opera Da boca pra fora. Da Sono ancora qui è tratto l’omonimo film di Walter Salles, premio per la migliore sceneggiatura a Venezia.

2 risposte a “Marcelo Rubens Paiva, Sono ancora qui by Pina Bertoli”

  1. “La memoria è una magia sconosciuta. Un trucco della vita. I ricordi non si accumulano gli uni sugli altri, ma gli uni accanto agli altri”. Grazie Pina,,, Juan
    Lo tradurrò e lo pubblicherò su MasticadoresBrasil. Riceverai un link

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