Minuta e graziosa, poco appariscente, adatta a ruoli di fanciulle limpide e disarmate, ha conferito alle sue eroine una notevole energia interiore evitando la caduta nello stereotipo e conquistando l’immediato favore della critica e l’affetto del pubblico. Piaceva allo spettatore che amava identificarsi nei suoi film, perché aveva un volto molto espressivo, sapeva recitare, e rappresentava la tipica donna americana. Piaceva tantissimo ai registi, come William Wyler che la definì la giovane più promettente che avesse mai diretto, o ad Alfred Hitchcock che ne ammirava la preparazione approfondita e la tranquillità che dimostrava sul set.

Muriel Teresa Wright, era nata a New York il 27 ottobre 1918. Durante la scuola superiore ebbe modo di frequentare i primi corsi di recitazione, ed esordì giovanissima in teatro, affermandosi sulle scene di Broadway. In quel periodo un talent scout del produttore Samuel Goldwyn la notò, capì le potenzialità recitative della ragazza e subito la portò a Hollywood. Qui le venne affidato il suo primo ruolo accanto a Bette Davis in Piccole Volpi (1941) e pur essendo il suo esordio, ottenne una nomination all’Oscar come miglior attrice non protagonista. Con lo stesso garbo e analoghe sfumature nella recitazione impersonò l’anno dopo, sempre diretta da Wyler, Carol Beldon, vittima predestinata della violenza bellica, ne La signora Miniver, grazie al quale vinse l’Oscar come miglior attrice non protagonista.

Nel 1943 arrivò la terza candidatura all’Oscar, questa volta come miglior attrice protagonista, accanto a Gary Cooper ne L’idolo delle folle, dove interpreta la tenace Eleanor, moglie devota di un campione di baseball. Per il suo aspetto assolutamente ‘normale’ e i suoi modi semplici e genuini veniva spesso impiegata in ruoli di ragazza ingenua o vittima di situazioni impreviste. Come nel 1943, quando ottenne da Alfred Hitchcock un ruolo magnifico nel thriller L’ombra del dubbio, quello della trepida Charlie che scopre nell’amato zio un pazzo omicida.

Lavorò ancora con Sam Wood nel meno riuscito Le tre donne di Casanova (1944) e con Wyler ne I migliori anni della nostra vita (1946), dove ritrovò un personaggio a sua misura nella romantica Peggy che si innamora di un reduce di guerra. In ruoli a lei sempre congeniali, rappresentò la dedizione e la resistenza femminili nei suoi aspetti più diversi: fu la tormentata sorellastra di un cowboy, nel western psicoanalitico Notte senza fine (1947) di Raoul Walsh; l’incantevole Lark, perduto amore nostalgicamente evocato da un generale in pensione in Fuga nel tempo (1948) di Irving Reis; l’eroica fidanzata di un reduce condannato alla sedia a rotelle in Uomini – Il mio corpo ti appartiene (1950) di Fred Zinnemann.

Nel 1949 era stata scelta da David O’ Selznick per interpretare l’eroina in Duello al sole, ma la gravidanza del secondo figlio le impedisce di onorare l’impegno, sostituita da Jennifer Jones. Nel 1953 affiancò Spencer Tracy ne L’attrice di George Cukor, e sempre nello stesso anno apparve in un thriller di Don Siegel, Le ore sono contate, per poi ritrovare un aggressivo Robert Mitchum ne La belva (1954). Negli anni successivi si è dedicata al teatro e alla televisione, con sporadiche apparizioni nel cinema, dove comunque ha offerto ancora sprazzi di straordinario talento in The Happy Ending del 1969 e Roseland del 1977. Le sue ultime apparizioni al cinema la vedono ormai avanti nell’età in Ovunque nel tempo, del 1980, dove appare tra i protagonisti, mentre il suo ultimo ruolo fu interpretato per Francis Ford Coppola, nel 1997, ne L’uomo della pioggia, dove è l’anziana Miss Birdie che affitta casa a Matt Damon.

Teresa Wright è deceduta a causa di un infarto, il 6 marzo 2005, all’età di 86 anni.
Sposata nel 1942 allo sceneggiatore Niven Busch, con cui ha avuto due figli, Barry e Mary-Kelly, ha divorziato nel 1952 per unirsi allo scrittore Robert Anderson, dal quale si è poi separata nel 1978, rimanendo però con lui in ottimi rapporti fino alla fine.

«Io ho sempre voluto essere un’attrice, non una diva. Non sono proprio il tipo glamour: affascinanti si nasce, non si diventa»

FONTI: Enciclopedia del cinema, Treccani – cinekolossal – ciakhollywood

Una replica a “Teresa Wright, la semplicità di un sorriso by Raffa”

Scrivi una risposta a Raffa Cancella risposta

arcipelago di cultura

Scopri di più da MasticadoresItalia

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere