Di Gianluca Mantoani

Esplorando la Biennale d’Arte di Venezia del 2024 sono stato letteralmente investito dalla potenza di una serie di progetti multimediali caratterizzati dalla convinzione del ruolo civile dell’arte, un’arte intesa come dialogo con la realtà, come diceva Wallace Stevens, ma in un’accezione più concretamente storica e politica di quel che lasciavano trasparire i versi de: L’ Angelo Necessario.

Un dialogo fra il lavoro degli artisti e la vicenda collettiva di territori e comunità; un dialogo che travalica la pagina scritta, riversandosi su supporti materici, ruvidi e concreti. Oggetti e rapporti fra oggetti nello spazio, che comprendono anche testi ma vanno oltre la dimensione del testo, si fanno presenza concreta in tre dimensioni. Se poi aggiungiamo una voce che legge e un occhio che guarda le dimensioni diventano addirittura cinque.

Mi ha colpito particolarmente, mentre ero lì, il lavoro di Bouchra Kahili un’artista visuale, franco-marocchina, nata a Casablanca nel 1975 e formatasi fra Francia e Marocco. Kalili è una performer, una cineasta, una fotografa, una narratrice di storie. Ma soprattutto è una studiosa che si dedica alla costruzione di strategie narrative comunitarie e multidisciplinari, allo scopo di restituire il senso dell’appartenenza, della cittadinanza, della dignità civile a comunità o parti di comunità che ne vengono escluse.

Sono particolarmente legata alla nozione di “poesia civile”, alla possibilità che chiunque possa essere un “poeta civile”, l’idea che il poeta civile sia qualcuno che prende possesso della propria parola e parla alla comunità, alla collettività, perché è consapevole del fatto che la parola soggettiva è anche una parola collettiva, il suo discorso soggettivo è un discorso collettivo.”

Kahili lavora raccogliendo testimonianze, immagini, oggetti, registrazioni e cucendo assieme i materiali e le voci diverse. Ne vengono fuori voci di sopravvivenza, di resistenza e anche di disobbedienza. Voci che prendono suono e si fanno documento, voci fra le voci che molto spesso non arrivano ad essere voce.

Le voci di coloro che l’antropologo inglese Edwin Ardener chiamava “muted group“, i gruppi e le persone che sono talmente lontani dai centri del potere che perfino il linguaggio a disposizione non fornisce loro il lessico e la grammatica per raccontare se stessi dal proprio punto di vista. I deboli, ha spiegato Ardener, debbono usare per pensare se stessi il lessico e la grammatica formulate dalle elites che li controllano. Per questo, se è difficile perfino pensare la propria subordinazione, tanto di più è difficile esprimerla. Questo mi fa pensare immediatamente ad Audre Lorde e alla sua convinzione che la poesia non sia un lusso per gli oppressi ma lo strumento essenziale per riuscire a pensare ed esprimere ciò che il linguaggio appreso non consente nemmeno di pensare: la propria libertà.

Ciò che ho trovato dirompente negli spazi della Biennale è la percezione di come questa “ricerca” delle parole per dire se stessi ad un certo punto travalica le due dimensioni della pagina scritta, ne tracima fuori e si incarna in un discorso concreto, fatto di materia, di tela, di legno, di frammenti di argilla, di pietre, di cera, di vetro, di foglie sbriciolate e fili di lana.

Intorno alle parole, ma oltre e al di là di esse, la costruzione narrativa della vita e della libertà, la poesia civile insomma, arriva a condensarsi su grumi di materia e di tempo, su tessuti, su voci registrate, su memorie, su mappe.

La poesia civile, suggerisce Bouchra Kalili è un percorso che non esiste se non come resoconto delle tracce che lascia, come fa il viandante di Machado: “se hace el camino al andar“. La voce individuale è quindi in quest’ottica il documento di un percorso collettivo; ma questa voce necessita di una cassa armonica materica, documentale, di una pluralità di punti di vista, di testimoni e di documenti. Così la voce diventa documento collettivo e il documento compie il proprio destino: traccia una storia.

5 risposte a “Immaginare / mappare il viaggio, le cose, le voci”

  1. […] Pubblicato da Gianluca Mantoani il aprile 4, 2025aprile 5, 2025 Immaginare / mappare il viaggio, le cose, le voci […]

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  2. troppo interesante: gracia una Sto ría saludos Juan re

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  3. Ti son grata di tutte queste preziose informazioni. Ti pubblico da me quanto prima. Buon pranzo 👋

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    1. Non so se Gianluca vedrà il tuo commento, ti ringrazio io anche da parte sua, per certo gli farà molto piacere il tuo gradimento per il suo articolo. Grazie! Buona serata. 🙂

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