L’anniversario di Andrea Bajani si erge come un congegno narrativo di notevole potenza, un’opera che scava nelle viscere dell’esperienza umana per dissotterrare verità scomode e silenziose. L’autore ci pone di fronte a un dilemma ancestrale, un cortocircuito morale, una domanda che risuona come un grido primordiale: è lecito recidere il cordone ombelicale che ci lega ai nostri genitori, abbandonare il fardello di un passato che ci soffoca?
Bajani esplora la complessità dei legami familiari attraverso una narrazione in prima persona che sembra autobiografica, ma che in realtà decostruisce il genere. Il romanzo presenta una discrasia tra il Narratore, che costruisce un “romanzo”, e il Figlio, la cui vita reale all’interno di una famiglia disfunzionale emerge come un resoconto crudo e dettagliato. Bajani, pur mantenendo un’eco biografica, crea un dispositivo narrativo che trascende l’autofiction, offrendo una riflessione profonda sulla violenza familiare e sulla possibilità di liberazione.
Dunque, Bajani non si limita a narrare una vicenda personale, ma la trasforma in un’indagine universale sulla natura dei legami familiari, sulla possibilità di liberarsi dal giogo di un’eredità tossica. Il romanzo si apre con un atto di rottura, un addio definitivo a una famiglia segnata dalla violenza e dalla sottomissione. Il protagonista, dopo anni di prigionia in un microcosmo domestico opprimente, decide di voltare le spalle al proprio passato, di intraprendere un cammino di redenzione individuale.
La narrazione di Bajani è un’autopsia emotiva, un’analisi spietata delle dinamiche distruttive che possono annidarsi tra le mura domestiche. L’autore non edulcora la realtà, ma la mostra in tutta la sua crudezza, senza giudicare né assolvere. La sua voce, “scandalosamente calma” come la definisce Emmanuel Carrère, è un bisturi che seziona le emozioni con precisione chirurgica, rivelando le ferite nascoste e i silenzi inconfessabili.
La narrazione, condotta dal Figlio, è caratterizzata da ambivalenza, simile all’anonimato dei personaggi. Il padre, pur esercitando un controllo oppressivo, viene ritratto attraverso episodi di violenza limitati: uno schiaffo alla madre e un pugno al figlio adolescente. La quotidianità familiare è pervasa da una “normalità” apparente, celando un vuoto affettivo e una violenza implicita, tipica del patriarcato italiano.
Il Figlio-Narratore, tuttavia, non intraprende un processo di denuncia, limitandosi a un resoconto. La figura della Madre, “complice” e “vittima”, emerge con uno sguardo narrativo analitico, simile alla sua immobilità emotiva. Ella accetta di annullarsi per esistere agli occhi del padre e della famiglia.
Il figlio, per quarant’anni, accetta compromessi, vivendo in una sorta di limbo emotivo. Alla fine, non si ribella con un atto eclatante, ma sceglie una fuga silenziosa, scomparendo come un fuggiasco. La “storia” familiare si conclude, ma il suo eco continua a risuonare, lasciando un’impronta indelebile. In questo modo, Bajani esplora la complessità delle dinamiche familiari, dove la violenza si cela dietro la facciata della normalità e il passato incombe come un fardello inespresso.
Il romanzo si trasforma in uno specchio in cui ogni lettore può scorgere frammenti della propria umanità, le zone d’ombra che spesso rimangono celate. Bajani ci conduce attraverso un percorso di catarsi, dove la salvezza individuale passa attraverso la consapevolezza che “per mettersi in salvo, da lì niente può essere salvato”.
L’anniversario si distingue per la sua prosa cristallina, una superficie levigata che cela un abisso di emozioni represse. Bajani costruisce un racconto di gelida oppressione, un inferno domestico dove la violenza, soprattutto psicologica, permea ogni aspetto della vita familiare. Il padre, figura tirannica e manipolatrice, esercita un dominio assoluto, scatenando ire improvvise che terrorizzano la madre e i figli. La narrazione si concentra sull’esperienza del figlio, il narratore, e della sorella, figura più ribelle e prima a sottrarsi al soffocamento paterno.
Il romanzo è stato proposto da Emanuele Trevi al Premio Strega 2025 con la seguente motivazione:
«È una storia eccezionale, quella di Bajani, che infrange un vero e proprio tabù: nelle prime pagine del libro incontriamo il protagonista che ci racconta dell’ultima volta che ha visto i suoi genitori, prima di voltare le spalle per sempre alla sua famiglia, disgregata dalla violenza del padre-padrone e dalla muta, disperata sottomissione della madre. Per delineare un’immagine credibile di questo inferno domestico e della fuga senza ritorno del protagonista, il narratore ricorre alle risorse del romanzo per mettere ordine nei dati dell’esperienza, spiccando quel salto mortale capace di condurlo dall’informità del “reale” alla consistenza e alla leggibilità del “vero”. Ed è solo così che una vicenda singola si trasforma in uno specchio in cui tutti i lettori possono intravedere qualcosa che non conoscevano direttamente, eppure li riguarda. L’anniversario è un romanzo avvincente e originalissimo, che colpisce chi legge come un pugno nella testa e nella pancia. Bajani non sente il bisogno né di condannare, né di perdonare, e ci racconta quanto sia impervia e necessaria la via del riscatto.»

Andrea Bajani è un autore italiano. Tra i vari riconoscimenti ottenuti in carriera, ricordiamo nel 2011 il Premio Bagutta con il romanzo Ogni promessa. Nel 2008 il Premio Super Mondello, il Premio Recanati e il Premio Brancati con il romanzo Se consideri le colpe. Scrittore di romanzi e racconti, reportage, opere teatrali e traduzioni dal francese e dall’inglese, dopo aver collaborato con «L’Indice» e con l’Osservatorio Letterario Giovanile del Comune, è divenuto consulente editoriale per la casa editrice Codice. I suoi articoli sono stati pubblicati su giornali nazionali ed esteri come «La Stampa, «l’Unità», «il manifesto», il supplemento domenicale de «Il Sole 24 ore», «Libération».
Tra le sue opere ricordiamo, Qui non ci sono perdenti (Pequod, 2003), Cordiali saluti (Einaudi, 2005), storia di un giovane appena assunto che si trova a dover scrivere lettere di licenziamento che non sembrino tali e a farsi padre dei figli di un licenziato, affetto da tumore e impossibilitato a stare loro vicino. Il reportage Mi spezzo ma non m’impiego (Einaudi, 2006), viaggio-inchiesta nell’universo dei nuovi lavoratori precari. Se consideri le colpe (Einaudi, 2007), Ogni promessa (Einaudi, 2010), La mosca e il funerale (Nottetempo, 2012), Mi riconosci (Feltrinelli 2013), La vita non è in ordine alfabetico (Einaudi 2014), Il libro delle case (Feltrinelli 2021), L’anniversario (Feltrinelli 2025).
Fonte immagine: Einaudi Editore





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