Era il 1976 ed ero tornato in Argentina dopo aver vissuto in Spagna e in altri paesi tra i 19 e i 21 anni. Salii su un autobus e pochi minuti dopo, 10 ufficiali dell’esercito ci fecero scendere. Sono rimasto alla fine per l’interrogatorio. La mia folta barba era come una perversa carta d’identità per il sistema. Quando sono tornato a casa l’ho tolto. Qualcosa mi diceva già che non sarei sopravvissuto più di un anno in quel/questo Paese. Quando vedi con occhi diversi coloro che sono immersi in quel declino mentale e cercano di trattenersi, dicendo a se stessi che passerà. E capisco. Ci vorrà del tempo prima che passi.

Guardando la foto nell’articolo di ieri di Mario Benedetti, il ragazzo seduto in fondo all’autobus assomiglia molto a quello che ha trascorso un anno in Argentina durante la dittatura, dove sono scomparse migliaia di persone.

Noi scrittori che scrivono di autobus coltiviamo la nostra osservazione delle persone che vanno e vengono per assolvere ai loro impegni quotidiani (sono stato anche scrittore di treni). In quegli spazi, puoi accettare che il Paese sia cattivo e in rovina e vuoi andartene, per dirti: non sono più cattivo come loro!

Mentre il panorama cambia, ci consoliamo con la consapevolezza che il nuovo panorama è la frontiera che ci fornirà i contenuti che guideranno i nostri progetti. Alla cerimonia di premiazione dei giovani, tenutasi presso l’Hotel Principessa di Girona (Spagna), è intervenuto il premio Nobel per la chimica. È una donna che ama così tanto la vita che lotta per migliorare il nostro pianeta attraverso la chimica. Viaggia anche in autobus e ha viaggiato in tutta Europa fin da giovanissima. Un altro vincitore del premio è stato un viaggiatore “patera” (barca per migranti dall’Africa all’Italia o alla Spagna) che si batte affinché i giovani africani scoprano l’istruzione e “non credano alla fantasia che cambiare paese cambierà le loro vite”.

Beh, credo che cambiare Paese cambi le nostre vite. Se amiamo i nostri progetti di vita e li coltiviamo, dobbiamo cercare spazi in cui far crescere la nostra forza, il nostro talento, la nostra passione.

Le nuove frontiere sono spazi da conquistare per il talento. Non c’è altra via, questo sarà il mondo di questo secolo, non importa quanto i miei amici nazionalisti desiderino il contrario.

Chi coltiva il viaggio in autobus o in treno, sviluppa la propria libertà.

Nota:

Mario Benedetti e alla fine dell’autobus per una strana coincidenza J. Re. Crivello

5 risposte a “Lo scrittore su un autobús by j. re crivello”

  1. Le nuove generazioni si spostano molto, per necessità o per curiosità, o alla ricerca di opportunità.

    Piace a 1 persona

    1. Ciao Pina, se le nuove generazioni si stanno spostando in posizioni difficili da mantenere (nel loro lavoro) e preferiscono provare nuovi scenari… hanno anche più contatti che aprono loro nuove opportunità. Saluti. Il tuo articolo uscirà sabato.

      Piace a 1 persona

  2. “…. Il nuovo panorama è la frontiera che ci fornirà i contenuti che guideranno i nostri progetti…”

    Progetti che potrebbero includere anche il “cancellare le frontiere”; il versante di qua e di là del monte non è il confine…è il monte, le sponde di qua e di là del fiume e del mare non sono confini ma semplicemente fiume e mare. 

    E in cielo? Tracciate voi i confine del cielo!

    Sacrosanto quindi il testo quando dice che: “…Chi coltiva il viaggio in autobus o in treno, sviluppa la propria libertà…”

    Piace a 1 persona

    1. Ciao Teresio, grazie per la tua lettura e per la tua opinione. Sì, stiamo vivendo un periodo di transizione e non sappiamo come andrà a finire. Mi hai fatto ricordare che quando ero bambino la montagna era così, una montagna, senza troppi confini. Un abbraccio e buona domenica. Nota: Questa serie di articoli è il mio primo libro pubblicato in italiano, “la lingua dei miei nonni”.
      Saluti, j.

      "Mi piace"

Scrivi una risposta a j re crivello Cancella risposta

arcipelago di cultura

Scopri di più da MasticadoresItalia

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere