Una linea nel mondo. Un anno sul Mare del Nord, di Dorthe Nors, Iperborea 2025, traduzione di Eva Valvo, pp. 224

Non lascerò che i miei movimenti siano dettati dalle convenzioni fisse di leggere una mappa: da nord a sud, da ovest a est. La guarderò come una linea e mi ci immergerò come ci si immerge in un testo. Sarà la necessità a guidarmi – e le stagioni, la coincidenza e la memoria.

Una linea nel mondo di Dorthe Nors, edito da Iperborea, non è una semplice guida di viaggio o un memoir convenzionale, ma un’esplorazione profonda e lirica del legame indissolubile tra l’identità umana e il paesaggio. Attraverso un anno trascorso lungo la linea di costa che da Skagen, in Danimarca, si estende fino a Den Helder, nei Paesi Bassi, Nors ci accompagna in un viaggio intimo e rivelatore, dove la geografia si fonde con la storia, il mito e l’esperienza personale.

È nella scissione che si forma ogni identità.

Guidati dall’autrice, attraversiamo un paesaggio plasmato dal Mare del Nord e dal Mare dei Wadden, un ambiente in costante mutamento che riflette la scissione interiore della scrittrice, divisa tra il richiamo dei luoghi dell’infanzia e una vita di viaggi. Questo “tornare a casa” è, in realtà, un ritorno a sé stessa, un’indagine su come il luogo d’origine plasmi la nostra essenza.

Non appartengo qui, secondo la gente del posto, ma qui ho radici. Radici forti. Corrono attraverso i miei sensi, la mia famiglia, la nostra storia, e raggiungono il mio amore per il Limfjord e il Mare del Nord. Scendono nella sabbia, nell’argilla marina, fino alla falda freatica e all’ocra.

Ciò che emerge è l’abilità di Nors nel tessere insieme elementi disparati: la storia delle navi affondate, i miti brutali della regione, le tradizioni locali come i falò di mezza estate, e le storie di individui che hanno lottato contro la natura o a favore di essa. L’autrice connette le turbine eoliche con le navi vichinghe, gli affreschi del XIII secolo con i sogni irrealizzati di sua madre, dimostrando una capacità unica di vedere le interconnessioni tra passato e presente, tra il personale e l’universale.

Il saggio si inserisce perfettamente nel genere della “saggistica del luogo” (place-based nonfiction), un filone che negli ultimi anni ha acquisito sempre più rilevanza. Ciò che distingue l’approccio di Nors è la sua capacità di elevare questo paesaggio, spesso considerato marginale o semplicemente scenico, a soggetto di alta letteratura. Nors reclama questo paesaggio confacente alla letteratura, dimostrando che anche le dune, i fari e i piccoli villaggi costieri possono essere fonte di ispirazione profonda quanto le grandi metropoli o i panorami montuosi più celebrati. È un atto di valorizzazione culturale e letteraria.

Al di là della bellezza paesaggistica e della riflessione sull’identità, il saggio di Nors non si sottrae a una sottile ma incisiva critica sociale e ambientale. L’autrice osserva con lucidità come l’avanzare del turismo e di certe forme di innovazione possano alterare gli antichi equilibri dei luoghi. Villaggi che d’estate brulicano di turisti e si trasformano in “parchi divertimento” si svuotano drammaticamente in inverno, perdendo la loro autentica vitalità.

Ancora più preoccupante è la questione dell’inquinamento, con le fabbriche che scaricano scorie in mare. La storia di Aage Hansen, il pescatore che negli anni Settanta osò denunciare l’inquinamento del Limfjord, è un esempio potente di resilienza e attivismo ambientale locale. Questo episodio non è solo un aneddoto storico, ma un monito sul costo del progresso incontrollato e sull’importanza di difendere l’ambiente, anche a costo di affrontare l’ostracismo della propria comunità. Nors si schiera, implicitamente ma fermamente, dalla parte di chi si batte per la conservazione e il rispetto del territorio, unendo la sua “intuizione poetica” al “sapere scientifico” per illuminare queste problematiche.

Abbiamo tutti i nostri modi di nominare, descrivere, interpretare linee e confini, i nostri archivi di memoria conservati in qualsiasi paesaggio che noi e i nostri antenati abbiamo abitato.

Infine, non si può parlare di Una linea nel mondo senza soffermarsi sullo stile inconfondibile di Dorthe Nors. La sua prosa è scarna ma brillante, lontana da descrizioni ridondanti o sentimentalismi. Questa asciuttezza non la rende meno evocativa; al contrario, le conferisce una forza e una precisione che colpiscono il lettore. È uno stile che riflette la durezza e la bellezza del paesaggio che descrive: essenziale, ma capace di aprirsi a squarci di profonda riflessione poetica.

La padronanza con cui Nors sceglie le parole e plasma frasi incisive conferisce alla sua prosa una sottile autorevolezza, capace di essere al tempo stesso avvolgente e rassicurante. Questa fluidità e organicità emergono dalla sua abilità nel fondere osservazioni acute con memorie personali e rimandi storici o mitologici. Ne risulta una scrittura che esige un lettore partecipe, pronto a immergersi nel “tempo interiore” dell’autrice e a lasciarsi guidare non da una trama lineare, ma dalla potenza evocativa di idee e immagini.

Una linea nel mondo è un’esplorazione poetica del paesaggio costiero danese e olandese come specchio dell’identità, una meditazione profonda sull’interconnessione tra uomo e natura, sul peso della memoria e sulla forza del cambiamento, il tutto espresso con una voce letteraria originale e potente. Nors intreccia storia, natura e memorie personali, rivelando come il Mare del Nord modelli luoghi e anime. Un libro profondo per chi cerca il vento salmastro tra le pagine e desidera riflettere sul legame indissolubile tra noi e il mondo che ci circonda.

Voglio una burrasca, ho pensato. Voglio un vento da nord-ovest, feroce e duro. Voglio alberi così malconci e battuti da strisciare per terra. Voglio erba di spiaggia, gramigna, steli di bacche e erica che mi punga i polpacci fino a farli sanguinare, e sale che si cristallizzi sulla mia pelle. Voglio vaste distese, terre desolate, pietra battuta dal vento, dune montuose e un linguaggio del corpo che capisco. Voglio svegliarmi sotto un cielo grigio e cupo, ma che crei uno spazio di dimensioni colossali in un secondo, quando la luce arriva a riva. Voglio un orizzonte, e voglio solitudine.

Dorthe Nors è una delle più importanti scrittrici danesi. Tradotta in tutto il mondo, ha scritto romanzi e raccolte di racconti. Nel 2014 ha ricevuto il premio P.O. Enquist ed è stata finalista all’International Booker Prize con Angolo cieco (Bompiani 2018).

Una replica a “Dorthe Nors, Una linea nel mondo. Un anno sul Mare del Nord”

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