tu —

hai cucito bellezza
dal dolore.

hai fatto del livido
una fame di incastri,
dell’amore, una voce bassa
con pelle sottile
in mezzo al cortile dell’anima.

canti male in macchina
io sto lì,
sedile abbassato,
a sostare lo sguardo.

le scarpe sporche sul cruscotto —
un’ombra in più,
più tagliata, più animale
e solo per nasconderci.

fuori: case che respirano luce
come costole accese.
l’oscurità non ci guarda.
ma ci ascolta.

ti tengo nei pensieri
che hanno piume scure,
come se bastasse stringere
per impedire la caduta.

strappo via la luna,
le case,
il cielo.
rimani tu.
e l’aria.
e la domanda che
non
vuole
uscire.

ti illumino
con un’unghia minuscola di elettricità —
e finalmente vedo:
il peso sotto gli occhi,
la tua voce
che ha scavato rughe
prima ancora
che parlassi.

l’infanzia è lì.
nel conformismo.
addormentata.
col fiato corto.

l’amore non spiega
il vortice.
non c’è suono
nel precipizio
quando lanci un sasso
e aspetti.

volevi fermare la macchina.
volevi sentire l’aria
dove l’aria stessa parla come si chiude
un pugno attorno a un’anima.

hai usato la lingua
come becco
e piuma.
hai nominato le cose
con nomi mai detti:
coldwhite.
life-thing.
moving cold-drink.

hai chiesto alla lingua
di piegarsi
al tuo sguardo animale.

e io
volevo chiederti:
perché vuoi sparire?

ma la paura
parla prima di me.
taglia.
fiuta.
si strappa.

ora siamo
in un parcheggio.
catrame nero,
cemento che puzza
di resa.

e tu —
sei lì.
uno stoppino nella cera.
non hai ancora capito
come bruciare.

ti guardo
e so già
che cadi.

le ginocchia cedono.
le mani si crepano.
ma non sanguinano.
seguono il segno.

mi sorridi. pollice in su.
tutta la forza che resta in un gesto idiota
e bellissimo.

sei
quella tempesta gentile
che scrive poesia
come fosse
incenso d’amore
in una chiesa abbandonata.

sei tu
che vedi
da entrambi gli occhi:

uno guarda la carne.
l’altro
il pensiero.

insieme
vedono cose
che nemmeno dio
sa reggere.

e io penso:

basterebbe un punto.
uno.
per cucirti di nuovo.
per rifarti pelle
prima che diventi
solo cicatrice lucida
che il tempo
non osa toccare.

ma adesso lo so.
alcune cose
sono eterne
proprio perché
non sanno guarire.


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5 risposte a “Nadine S. – Non tutte le cose rotte sono pronte a guarire”

  1. Stupenda e affascinante!! 🙌 👏

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  2. “l’oscurità non ci guarda.
    ma ci ascolta.”
    Questa mi ha colpito particolarmente. Un viaggio lungo e profondo quello che mi hai fatto percorrere. Grazie e complimenti. RiV

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  3. molti ringraziamenti. commossa saluto con un abbraccio.

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    1. I grazie vanno a te, Nadine, a te e alla tua profonda poetica. Un abbraccio.

      Piace a 1 persona

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