Mi intimorisce vedere mia figlia assorta nei suoi pensieri. Succede sempre quando le spazzolo i capelli con premura e glieli acconcio per la scuola. Scruto attraverso lo specchio la sua espressione vagante, gettando occhiate fugaci. E il dubbio si insinua nel mio stomaco, facendolo vorticare: a cosa starà pensando? Riguarderà il mio modo di essere genitore? Con quali lenti ricostruirà, un giorno, la sua infanzia? Cosa ne resterà nel suo cuore?
Poi una domanda squarcia il silenzio.
“Mamma, ma sette più sette fa quattordici?”
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