«Dov’è la saggezza che abbiamo perso nella conoscenza?
Dov’è la conoscenza che abbiamo perso nell’informazione?»
T.S.Eliot, Choruses from “The Rock”
Quella che potete leggere qui sopra è una delle citazioni di Eliot che preferisco. Mi capita di pensarci, a volte.
Nella libreria dei miei suoceri si possono ancora vedere, in alto, i libri de “Le mie ricerche”. Chi ha suppergiù la mia età li ricorda: fascicoli in cui si potevano trovare immagini e testi per le ricerche scolastiche. Io sono cresciuto leggendo enciclopedie: “L’enciclopedia del Mare”, “L’enciclopedia medica”… quando c’era bisogno di sapere qualcosa si iniziava a sfogliare. In bocca al lupo. Sognavo un impiego in edicola o libreria, perché così avrei avuto accesso a tutte quelle pagine che rimanevano oltre il raggio delle mie braccia e del mio portafogli.
Nonostante tutto, avevo accesso a molta più informazione di ogni altra epoca della storia del mondo, quando una ricca biblioteca erano qualche decina di rotoli di papiro o pergamena. Quando la biblioteca era la memoria di un cantastorie, di un bardo.
Le parole che avevo letto mi avevano dato conoscenze? Avevano fatto di me un saggio?
Eliot, giustamente, distingue. Una persona informata sui fatti non è detto che li conosca. Puoi essere informato su cosa faccia una pistola, conoscere come usarla, ma mancarti la saggezza di non adoperarla.
Oggi possediamo così tanta informazione, oltre ogni mio sogno di ragazzo. Posso evocare con un clic molti più libri di quanti riuscirò mai a leggerne in una vita, una dozzina di vite. In alcuni casi l’informazione si è tramutata in conoscenza. Quello che può fare la differenza è trasformarla in saggezza.
Forse è questo che ci manca, che manca a questa età moderna ossessionata dalla notizia. Non solo la conoscenza della saggezza, ma la ri-conoscenza di essa. Riconoscere è conoscere due volte: conoscere che stai conoscendo. Guardare se stessi conoscere.
L’informazione è tutta centrata sul soggetto: io apprendo. La conoscenza guarda all’oggetto; lo conosco. La saggezza vuol dire staccarsi dall’oggetto per ritornare a sé, ma senza l’arroganza. Vuol dire capire soggetto e oggetto insieme. Esercizio difficile, eseguibile solo dopo molto allenamento e sbagli, più simile a un salto mortale che a una capriola. Ti ritrovi a guardare il mondo al contrario, senza appigli. Per questo i saggi, coloro che trasformano la conoscenza in saggezza, sono rari. Sono coloro che hanno osato buttarsi, e ri-guardare.
[ SiteLink : Il Cielo visto dal basso ]





Scrivi una risposta a Simon James Terzo Cancella risposta