Non è non sapere.
È sapere —
e non smettere di vedere.
È non avere armi,
nemmeno quando ne avresti diritto.
È priva d’arrivismi,
aforismi,
e altre visioni sorvegliate.
È il silenzio che ascolta,
anche se ha imparato il dolore a memoria.
È quel dolore
che si infligge all’anima
quando le si nega di essere se stessa.
(Si è spesso ostaggio
di quella bestia).
L’innocenza non è purezza.
È verità che non si è irrigidita.
È camminare tra le cose
senza volerle possedere.
È amare
senza voler spiegare.
Accogliere
senza voler salvare.
L’innocente
non è chi non ha colpa,
ma chi ha scelto
di non restituire la colpa al mondo.
È difficile,
eppure di slancio semplice —
perché richiede nudità.
Perché non si difende.
È un nome inciso su una costola
quasi dimenticata.
Forse anche metafora di spirito.
Ma è lì
la casa:
fatta di un mosaico
tanto simile all’umanità.





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