Né grido, né più parola,
solo bouquet di tweet decomposti
che scrosciano nel vuoto, occhi spenti
– una maschera di pixel organici.
Eravamo oceani, ora siamo pozze,
rantoli di fonemi smozzicati,
un emoji al posto del volto,
un like su di un cuore sbranato.
Anche l’addio è un file arrugginito,
un audio mai ascoltato fino in fondo.
Corroso.
Allora, come lama che squarcia il buio,
la tua voce mi torna, viva,
e per un attimo quel male digitato
non è più virtuale, ma carne.
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