Bionda, con occhi di un azzurro intenso, sguardo profondo e vivace al tempo stesso, di una dolcezza languida, capace di mutare dall’ironia alla passione e dalla risata al pianto: una bellezza modernissima e un grande talento, entrato nel mito oltre la sua volontà. In un solo decennio, tra il 1963 e il 1973, diventa l’icona del cinema indipendente inglese, una vera star di Hollywood e, soprattutto, il volto di un cinema anglosassone che conquista il mondo. Per la sua generazione è il simbolo di un modo di vivere che rifiuta le convenzioni ma crede nei valori, ama le persone e non le loro apparenze. Un’icona femminile fragile e forte al tempo stesso, anticonvenzionale e imprevedibile, sensuale senza bisogno di artifici.

Julie Frances Christie nasce a Chabua Town, in India, il 14 aprile 1940, figlia di un piantatore di tè in quello che era ancora Impero Britannico e di una pittrice gallese, Rosemary, che la portò in Europa ancora bambina dopo la separazione dal marito. Studentessa in un collegio religioso, da cui viene espulsa, trova la sua strada a Londra, alla Central School of Speech and Drama, autentica istituzione del teatro inglese, e da qui riesce a ottenere il primo ruolo nella serie tv A for Andromeda del 1961. Il grande successo di questo sceneggiato le permette di candidarsi al cinema dove Ken Annakin la sceglie nel cast di Julie, perché non vuoi? del 1962.

Perde la sfida con Ursula Andress per il primo film della serie 007 e la chiama invece John Schlesinger per Billy il bugiardo. Sono gli anni della generazione hippie, del libero amore, del rifiuto del capitalismo, e Julie diventa subito il simbolo della Swinging London, giovane, bella, arrabbiata e ribelle alla tradizione inglese. Attira immediatamente l’attenzione della critica e del pubblico e due anni più tardi si rivela perfetta nel ruolo della fotomodella cinica e opportunista in Darling. Per questa interpretazione vince l’Oscar nel 1966. Ma la fama internazionale arrivò con il ruolo di Lara in uno dei kolossal di maggior successo della storia del cinema:Il dottor Zivago (1965) di David Lean, dal romanzo di Pasternak, in cui Julie si trasforma nell’icona indimenticabile dell’amore tragico.

In seguito lavora con François Truffaut, che la volle per ricoprire un doppio ruolo in Fahrenheit 451 (1966): quello della moglie del pompiere Montag, completamente asservita al regime dittatoriale che domina una società futuribile, e quello della maestra Clarissa, rivoluzionaria che si oppone al sistema e inizia Montag all’amore per i libri. Dopo aver recitato ancora una volta per Schlesinger in Via dalla pazza folla (1967), parte per gli Stati Uniti per interpretare la commedia sofisticata Petulia (1968) di Richard Lester. All’inizio degli anni Settanta si trasferisce stabilmente in America e si lega sentimentalmente a Warren Beatty, con cui fa coppia nel film I compari di Robert Altman, che le vale una seconda nomination all’Oscar.

Dopo aver recitato in A Venezia… un dicembre rosso shocking (1973) di Nicolas Roeg ed essere comparsa nel ruolo di sé stessa in Nashville (1975), sul finire degli anni Settanta si rivelò efficace in commedie e film brillanti quali Shampoo (1975) di Hal Ashby, e Il Paradiso può attendere (1978). Pur essendo al culmine del successo, detesta il ruolo di star, e lascia la sua vita americana, rifugiandosi nel Galles, tra le pecore e le galline della sua fattoria. Da allora ha sempre accettato pochi e selezionati copioni per il cinema, spesso preferendo dei ruoli secondari come in Prigioniero del passato (1982) di Alan Bates o Calore e polvere (1983) di James Ivory.

Rifiuta American Gigolo, mentre accetta l’offerta di Kenneth Branagh per la sua unica apparizione shakespeariana in Hamlet (1996). Da allora ha scelto piccoli ma significativi ruoli in Troy e Harry Potter, entrambi nel 2004. Solo due volte è tornata al centro della scena: nel 2006 con Away from Her, in cui interpreta una donna malata di Alzheimer, e con La regola del silenzio, del 2012, diretto e interpretato dal suo grande amico Robert Redford.
Quando sta a Londra, l’attrice vive in un tranquillo appartamento del West End insieme al suo compagno di vita, il giornalista del Guardian Duncan Campbell, con il quale convive dal 1979, e, appena può, torna in campagna. Via dalla pazza folla.

«Recitare mi portava via dalla vita vera che io volevo. Ognuno ha i suoi sogni, il mio non era sotto i riflettori»
FONTI: Enciclopedia del cinema, Treccani – repubblica.it





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