“Simon dove sei?”
“In stazione. Ho perso
Il treno.”
“Ed ora come torni?”
“Non è questo il problema.
Non so più scrivere,
Non so più niente.”
“Lo dici ogni volta
Prima di scrivere
Qualcosa.”
La vita è il profumo
Che resta nella stanza
Dov’era nuda
E mi sorrideva
Il profumo che resta
Sui cuscini in giardino
Dopo la notte di pioggia
D’acqua che stagna
Ho un beanie verde
Bosco della Fila in testa
Di lana a costa inglese
Era di mio padre
Credo mi faccia bene
M’accorgo d’aver messo
Una calza diversa dall’altra
Una nera
L’altra vinaccia
Forse non lo puoi capire
Quanto mi è strazio
Vedere una donna
Senza sorriso
La stazione è deserta
Mezza spenta
Dalla panchina
Sulla banchina 
Guardo la signora dai capelli
Nero corvino
La pelle bosco di notte
Ci sono due uomini
Nel piccolo parcheggio
Che l’aspettano
Confabulano
Quanto mi è tragico
Ho mani viola
Sono un viso pallido
Non più retorica
Tipo il giornalismo
Il politico
La scuola
Frulla il mocho sul pavimento
Della sala d’attesa
Vorrei rubarle il lavoro
Dovrei rubarle il lavoro
Quel misero compenso
È un mondo meschino
Invece aspetto solo
Un treno
Che ho perso
Ed era pure
L’ultimo.
“Scusa!” Strilla
“Mi dica!”
“Guarda che no
Più treni oggi,
Ultimo partito 
Venti minuti fa.”
“La ringrazio signora,
Lo so…”
Scarto il Kebab
Il cartoccio di patatine
Nella tasca del parka
Mi si allarga la macchia
D’unto
La gente è stanca
Ma finge di non
Sapere di cosa
E la cosa
Che più mi piace
Dei bagni stretti
Delle piccole stazioni
Sono i cespugli dietro
I bagni stretti
Chiusi delle stazioni
E quel pensiero impreciso
Ampio
Disteso all’infinito
Mentre mi slaccio i chino
E la scighera fredda
M’accarezza la pelle
Dell’inguine
Delle anche
Del pene
E lo scarto caldo di birre
Che esce 
E il mondo è tutto
In quel momento
Pace
Eppure sembra solo morto
Tace
Dietro finestre accese
O spente
Sembra non cambiare
Niente
Sembra ripetuto
Maniacalmente
Cose apparentemente
Bombardate
Case forse
Abbandonate
E la vita ha il sapore
Che resta sulla mia lingua
Del suo profumo
Alla vaniglia
Il sapore di ferraglia
Del cucchiaino
In bocca
Dopo caffè
E sigaretta
“…sto solo cercando
Le forze per tornare.”
“Ragazo, fa fredo,
Almeno vieni dentro,
Mangia qui…parliamo mentre
Finisco…”
Mi accorgo che
C’è un gatto
Sulla banchina deserta
Ha un topo in bocca
Mi guarda
Do un morso al panino
Mi alzo faccio un passo
Mastico
Sparisce dietro
Il piccolo bagno
Ingoio.
“Grazie signora,
È davvero gentile.
Se ha fame ho
Delle patatine.”
La vita è il rumore
“No, è finita, non so più
Scrivere ti dico, e ho pure messo
Due calze diverse.”
La vita è il rumore
“Ahahah. Finiscila che lo so
Che questa cosa
La stai già scrivendo.”
“Non importa ormai,
Hai sorriso.”
La gente è stanca
Solo finge per non
Affrontare la cosa
La vita è il rumore
Che resta nel cespuglio
Dov’era nudo il topo
E tutto pace appariva
Ma comunque
Moriva.

16 risposte a “Post-Cit. Ogni by Simon James Terzo”

      1. Ricorda certi brani di Tennesse Williams, scritti per il teatro. Tanto per citarne uno I blues… l’ultimo “blue” è ambientato proprio in una ferrovia, mi hai fatto sognare davvero. Viene voglia di recitarla

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      2. Sapere che una mia poesia può dare una sensazione, qualunque essa sia, è già qualcosa di splendido e assurdo, far sognare e venir voglia di recitarla, addirittura mi era davvero quasi del tutto impensabile. 🙏🏻

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  1. […] Post-Cit. Ogni by Simon James Terzo […]

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  2. Hai proprio un tuo stile, unico, senza cercare di sorprendere a tutti i costi. Lo fai e basta. 🌹

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    1. Mi restituisci sorpresa…a sorpresa.
      Ti ringrazio davvero molto, Marcella, per queste tue preziose parole 🙏🏻🌹

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  3. Lo stile di Simon è unico e inconfondibile, e la poesia è pure bella.

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    1. Marina, spero inconfondibile dia anche questo mio “Grazie!” 🙂🙏🏻

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  4. Praticamente leggerti è sempre un evento, è come cercare di correre lungo il corso di un fiume senza mai raggiungerlo, infinite volte, lasciando il destino sempre davanti e te. Bella come sempre…
    P.S. Mi è piaciuta la “scighera” 😉

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    1. Antonio grazie 🙏🏻 è un evento, lasciamo dire pure pure “una magia”, leggere le tue parole, leggere questa comprensione della mia persona, del mio spirito, mi appare tale.
      Di nuovo, grazie!
      P.S. ☺😉

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  5. Certo Simon il problema non è tornare, ma andare e poiché l’allontanarsi è faticoso perdi il treno, tanto in stazione qualcuno che resta c’è sempre.
    L’ispirazione geniale fuggita? No quella torna e in quel momento bisogna esserci, anche in una stazione …deserta /mezza spenta e non importa se le calze sono spaiate e la birra bevuta è troppa, attorno quello che deve accadere accade e …e la gente è stanca / ma finge di non / sapere di cosa che è evidentissima ad ognuno e il topo è nella bocca del gatto tu intanto mastichi ingoi… e poi c’è lei!
    Quanta “roba” Simon nella sue poesie

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    1. Caro Teresio, la ringrazio per la sua lettura, per aver seguito le mie parole, le mie scorribande, l’incedere della mia mente e del mio percepire/agire.
      Davvero grazie per le sue parole 🙏🏻

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  6. davvero una prosa originale, una scrittura fresca, nonostanze la vita vissuta… ..

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    1. Marianna, ciao, grazie per le tue parole preziose. 🙂🙏🏻

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