“Passami del sale
E stai a vedere
Cosa succede.”
Mi ha detto
“Cosa succede?”
Ho chiesto
“Le brucia, le secca
Le ammazza. Non vedi?!”
“Perchè lo hai fatto?”
“Vuoi mangiare
Le verdure dell’orto?”
Accendo la sigaretta
Ma è al contrario
Il filtro fuma nero
Dalla finestra del bagno
Tutto è buio pieno
Potrei essere ovunque
Un qualunque punto
Di un qualunque posto
E ti stavo pensando  
E sarà questo mio
Continuo tenerti
Il testosterone contro
A distrarmi non poco
Fisso il vuoto
M’ingigantisco
Solo per avere più corpo
Solo per provare più dolore
Una volta schiacciato
Sul fondo
Puzzo di sigarette
E di birra
Tu mi avresti spedito
Dritto a fare la doccia 
Ma non è più un problema
Almeno al momento
Nessun emblema
Nessuna messa in scena
Il profumo è solo un’azione
Persuasiva al tormento
Un modo senza
Rimorso
Rincorro  
Qualcosa per cui
Valga la pena di morire
Tanto tutto uccide
Panta rei 
E rido
Sensei
Per i fatti miei
E ridere fa bene
Se non ne hai motivo
Se non sei passivo
“Sì… voglio mangiarle.
Se non lo faccio…
Le mangeranno loro,
Giusto?”
“Li vedi tutti questi buchi e
Questa bava bianca?”
“Sì. Però mi fanno
Un po’ pena.”
“Sono solo lumache rosse.
Ma se proprio te ne fanno
Butta il sale
E non darlo
A vedere.”
Tanto tutto uccide
Come le compagnie elettriche
Faccio una lavatrice di notte
Cercando di fotterle
Ho costruito una mini ghigliottina
Per tagliarmi via un pollice
Per consolidare il mio apice
Chiudo gli occhi
Mi siedo contro il calorifero
Freddo cercando di fotterle
Ho un maremoto dentro
Il cestello sgrana nel girare
Come boccaporti
Come cablaggi sciolti
Le acque del prelavaggio
A flutti  
Come quel giorno che
Camminavo con scarpe
Di tela lungomare
Giù al porto 
La pelle erosa dal freddo 
Con quell’acqua che amava
Così restare
D’inverno
Con onde irate il vascello
Schiantato sul molo
Colpo dopo colpo
Facevano sesso
Spinto
Per loro ero il nulla
Lì attorno
E si sentivano bene
E per me erano il nulla
L’eterno
E mi sentivo bene
La voce del pesce
In un contorno misto
In un ristorante
Sul posto
Cresce di nuovo la morte
Quando finisce ogni guerra
Il sollievo per un po’
La cancella
Gente acculturata
Sì ma dalla boria
Un po’ stropicciata
Sì ma per la moda
Cento mille slogan
Sì ma per la noia
Il migliore dei selfie
Ma sei solo il boia
Il ronzare della mosca
La fine della pesca
E c’era un gabbiano morto
Sercio
Storpio irrisolto
Spinto dall’invisibile
Contro uno scoglio
Colpo dopo colpo
Voyeur eravamo
Indistinguibile il morto
Nel bel mezzo lo scorcio 
Una gruma di cemento
Come un attico superattico
In un profilattico
Del loro amplesso
Aperto
Quell’odore ostile di freddo
E insieme
Di bruciato di forno
E di sgombro
Mi alzo vado in cucina
Bagno l’indice con l’acqua
Lo affondo nel pacchetto
Di cartone del sale fino
Lo infilo
In bocca lo premo sull’afta
Come ogni volta
E tu che mi dicevi
Ogni volta
“Sei pazzo!”
Lo premo più forte
“La brucio, la secco,
L’ammazzo.”
Mi si spezza il fiato
Mi salta un battito
Le acque del lavaggio
Poi il centrifugare
L’ammaraggio
E se le tue labbra
Quel giorno
Avessero avuto l’herpes
Addosso
Le avrei baciate comunque
Di gusto
“Sei pazzo!”
Pioveva fitto,
Lo ricordo,
Ho dentro un mare morto
Mi pioveva dagli occhi
Così chiusi l’ombrello
Per non darlo
A vedere.

11 risposte a “Post-Cit. In:disciplina by Simon James Terzo”

  1. Brucia l’amore… come il sale sulle ferite. E ce ne sono tante in questo poema.

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    1. Ce ne sono tante qui dentro, è vero Marcella, hai ragione, ne ho dentro e addosso tante, ma anche “autosuture” che forse non sono altro che nuove ferite, e poi altre “autosuture”. Non evito le une, non evito le altre, quella sottile linea tra disciplina e indiscplina.
      Grazie 🙏🏻

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  2. Quel turbinio di emozioni come il girare della lavatrice e finisce, arriva la quiete. Prima o poi, si dovrà fare un’altra e si ricomincia e tutto torna dov’era rimasto e la schiuma non è sufficiente per pulire in fondo e togliere le macchie dalla mente. Molto bella. Frida 🌷

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    1. Nulla toglie le macchie dalla mente, non davvero, non così a fondo, hai ragione. Non lo considero un male comunque, nemmeno un bene, certo, solo un “andare” con un dignitoso incedere. Grazie Frida 🙏🏻🌷

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      1. Grazie a te, ti auguro buona giornata

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      2. Buona giornata anche a te 🙂

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  3. Bella come tutte le tue: ritmo sempre incalzante. Mi è piaciuta molto la parte che dice “gente acculturata / si ma dalla boria” e poi tutto il seguito, così come I dialoghi che lasciano il segno, fino alla fine. Grande come sempre!

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    1. Se ti dico che ero quasi certo avresti apprezzato quella parte ci crederesti? L’ho pensato perchè in quel preciso punto ho cominciato a cantare quella parte un secondo prima di scrivere. Questa musicalità tu la percepisci ogni singola volta.
      Ti ringrazio di cuore, Antonio, per le tue sempre preziose e care parole. 🙏🏻

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  4. Simon mena il can per l’aia ti disorienta con ferocia per tempi e luoghi …”le brucia, le secca /le ammazza. Non vedi?”… sberleffa: “E ridere fa bene / se non ne hai motivo” ti trascina dall’orto al mare gelido dove un relitto di vascello fa sesso rabbioso, brama labbra doloranti contagiose poi sotto l’ombrello nasconde se stesso e le verità scomode…”Ma se proprio te ne fanno / butta il sale / E non darlo / a vedere”.
    Simon “mena” tutti noi nei meandri a volte inconfessabili della vita.

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    1. Un po’ con orgoglio, un po’ con innocente imbarazzo, ma anche con un mezzo sorriso per quel “mena”, così ho letto, e riletto, e ancora riletto queste sue parole che mi lasciano davvero tanto. Grazie Teresio🙏🏻

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