Ci sono piatti che non appartengono solo alla tavola, ma anche alle storie. Uno di questi è la Kutya, il dessert rituale che Nikolaj Gogol’ porta sulla scena nel suo racconto La notte prima di Natale, ambientato in un villaggio ucraino immerso nel gelo e nella magia delle festività invernali. Nella tradizione cristiana ortodossa – che segue il calendario giuliano – il Natale si celebra il 7 gennaio, come accade anche in Armenia. Ed è proprio in una notte pungente d’inizio anno che prende vita la vicenda pubblicata nel 1832 nella raccolta Le veglie vicino alla fattoria Dikan’ka: una storia in cui il diavolo ruba la luna, semina caos tra gli abitanti e tesse un’atmosfera sospesa tra fiaba popolare e ironia gogoliana.

Tra le pagine del racconto, mentre il villaggio affronta prodigi e seduzioni, c’è un momento che ci riporta alla concretezza calda del focolare domestico: la vigilia, quando tutti si riuniscono attorno alla tavola per mangiare la Kutya. È da questo passaggio che abbiamo tratto ispirazione per la nostra tavola natalizia.

La Kutya è una preparazione dal forte valore simbolico, servita in una grande ciotola posta al centro del tavolo. Il primo cucchiaio spetta al capofamiglia che, prima di assaggiare, proclama: “Cristo è nato”. A quel punto gli altri commensali rispondono in coro: “Glorifichiamo!”. È un gesto semplice ma solenne, un rito che unisce la comunità e richiama gli antenati: la Kutya, infatti, nasce come offerta ai defunti durante le festività e presenta affinità con il grano dei morti pugliese, preparato il 2 novembre.

Diffusa in Russia, Ucraina, Polonia e Bielorussia, questa pietanza è una sorta di porridge di grano cotto e addolcito con miele, semi di papavero, frutta secca e uvetta. Un trionfo di ingredienti che profumano di tradizione e buon auspicio.

credits: Everydayhealthyrecipes

Come si prepara la Kutya?

La ricetta varia da famiglia a famiglia, ma la base è sempre la stessa: grano, miele e semi di papavero. Ecco una versione semplice e fedele allo spirito originario.

Ingredienti

  • 200 g di grano (o grano saraceno, in alcune varianti)
  • 2–3 cucchiai di miele
  • 2 cucchiai di semi di papavero
  • Una manciata di noci o mandorle tritate grossolanamente
  • Uvetta ammollata
  • Mirtilli rossi essiccati (facoltativi)

Procedimento

  1. Preparare il grano: sciacqualo e cuocilo in acqua fino a renderlo morbido ma non sfatto. Scolalo e lascialo raffreddare.
  2. Ammollare i semi di papavero: coprili con acqua calda per 20–30 minuti, quindi scolali e pestali leggermente per liberarne l’aroma.
  3. Unire gli ingredienti: in una ciotola capiente mescola il grano cotto con miele, semi di papavero, frutta secca e uvetta.
  4. Riposare: lascia riposare almeno un’ora affinché i sapori si amalgamino.
  5. Servire: porta la Kutya in tavola nella sua ciotola tradizionale, pronta per essere condivisa secondo l’antico rito.

In fondo, la Kutya ci ricorda qualcosa che attraversa culture e latitudini: a Natale il cibo non è mai solo nutrimento, ma diventa linguaggio, memoria, simbolo. Che si tratti di un porridge di grano condiviso secondo un antico rito o di un piatto che riunisce la famiglia attorno alla tavola, ogni tradizione natalizia custodisce gesti che parlano di comunità e di continuità. In tutte le sue varianti, la cucina delle feste è un ponte tra passato e presente, tra sacro e quotidiano: un invito a celebrare ciò che unisce, a scaldarsi con riti che profumano di casa e a riconoscere, nei sapori che ritornano ogni anno, la trama più intima delle nostre storie.

E voi? Qual è la vostra ricetta di Natale del cuore, quella che basta nominarla perché torni subito il profumo della casa in festa, delle mani di chi cucinava per tutti, delle tradizioni che non smettono mai di emozionare? Raccontatecela: ogni piatto di Natale porta con sé una storia, e sarebbe bello ascoltare anche la vostra.

a casa mia

Una replica a “Ricette letterarie: la Kutya in “La notte prima di Natale” di Nikolaj Gogol’ by Pina Bertoli”

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